Brooklyn, 1935. Angela, madre di quattro figli, è sconvolta dal dolore per la prematura morte dell'ultima nata. Il marito Malachy, dedito al bere, perde regolarmente i lavoretti che gli capitano. Frank, il maggiore dei figli, cerca di proteggere i più piccoli. Costretta dalla miseria, la famiglia McCourt torna allora in Irlanda dalla nonna materna. A Limerick affittano un piccolo e mal ridotto appartamento. Malachy è malvisto dai parenti di Angela perché è di Belfast e non educa i figli secondo la religione cattolica. In seguito a carenze di cibo e di carbone, i gemellini Oliver ed Eugene muoiono, e tuttavia Angela trova la forza per una nuova maternità e per ottenere un appartamento più grande. Intanto Frank va a scuola, fa la prima comunione, va al cinema a vedere James Cagney. Ma il padre spende al pub i pochi soldi che arrivano, e allora Frank comincia a lavorare come carbonaio. Per poco però, perché la polvere di carbone gli provoca una terribile congiuntivite. La situazione peggiora: Malachy sparisce, la nonna muore, i McCourt vengono sfrattati. Frank va a vivere dallo zio Pat, trova un impiego come fattorino, si innamora di Teresa, una ragazza malata di tisi, poi conosce la signora Finucane, la strozzina del villaggio. Quando costei muore, Frank trova del denaro a casa sua, lo prende, si ubriaca al pub, capisce che sta per seguire le orme del padre. Allora compra i biglietti per la nave e parte alla volta di New York. Alla vista della Statua della Libertà, capisce che la sua vita può finalmente cominciare.
Tratto dall'autobiografia (1996) di Frank McCourt, premio Pulitzer, sceneggiato da A. Parker con Laura Jones, è il film più algofiliaco e umido uscito da Hollywood alla fine del secolo, ma anche uno dei risultati più felici per coesione narrativa e intensità figurativa nella diseguale carriera del regista londinese. Nell'aggirare le trappole del verismo e del moralismo (nessun personaggio, nemmeno il padre irresponsabile e bevitore, è giudicato, anche se nel sottotesto è esplicita la denuncia dell'ottuso e meschino cattolicesimo irlandese), raggiunge una sorta di eroismo tragico, evidente nella figura di Angela “che la dura esperienza di vivere ha rinchiusa in una specie di sacra intangibilità” (Adelina Preziosi). Efficace direzione degli attori e notevoli i contributi della fotografia in grigio-verde (Michael Seresin) e della musica (John Williams).