I romanzi medievali, i cosiddetti “romance”, possono essere suddivisi in tre categorie:

·         Materia di Francia (La “Chanson de Roland”)
·         Materia di Bretagna
·         Materia di Roma
La materia di Bretagna è costituita dalle storie arturiane, a loro volta derivate da leggende popolari francesi. Il tono di questi romanzi che narrano le avventure individuali dei vari Cavalieri della Tavola Rotonda è molto diverso da quello della Chanson de Roland: la vecchia nota eroica è definitivamente scomparsa e il suo posto è stato preso dalla descrizione dei costumi e degli ideali dell’amor cortese.

Tale concetto si rivelò ben presto come uno dei più rivoluzionari nella storia del pensiero occidentale. Fino a quel tempo l’amore tra persone di sesso diverso era considerato o semplice passione fisica o una forma di affetto (inferiore, comunque, all’amicizia tra uomini) o addirittura una sorta di pazzia. Nei romance medievali appare per la prima volta una nuova concezione dell’amore: l’amore come “servizio”. Il cavaliere serve la dama prescelta, sopporta in suo nome ogni indegnità, le si raccomanda quando va in battaglia e, riferendosi alla sua donna, usa un linguaggio non dissimile da quello utilizzato nelle poesie religiose dedicate alla Vergine Maria (frequente, infatti, l’appellativo “madonna”). Il più piccolo favore che la donna si degni di accordare al suo servitore è sufficiente ricompensa. Il cavaliere è umile vassallo e la dama è sua signora e padrona. Egli deve esserle fedele per tutta la vita, in qualsiasi modo venga trattato, quindi anche se l’amore, ovviamente platonico, non è ricambiato. Il cavaliere non va mai identificato con il marito: queste due figure hanno ruoli diversi. Per certi aspetti la tradizione dell’amor cortese implica un’idealizzazione dell’adulterio: il poeta o il cavaliere offre il suo amore alla dama, senza neppure prendere in considerazione il marito; suo vero rivale è chiunque cerchi di diventare a sua volta l’amante cortese della donna.  La donna appare non più come la peccaminosa sorella di Eva, quindi origine di ogni disgrazia umana, bensì la sorella della Vergine Maria, ideale di purezza femminile. Qualsiasi idea di matrimonio della dama con il poeta o con un cavaliere era, ovviamente, fuori discussione: nella società feudale complesse questioni di eredità escludevano ogni passione e sentimentalismo dalla celebrazione dei matrimoni. Dal canto suo, il cavaliere non desiderava sposare la dama, anche se cercava di realizzare il suo amore fuori dal matrimonio. Chiaramente questo ideale dell’amor cortese ha una matrice aristocratica e ben poca attinenza con la vita quotidiana dei ceti più umili.

Tale era l’atmosfera dei romance medievali prodotti non solo in Francia, ma anche in Inghilterra (d’altro canto, dal 1066, anno della conquista normanna, il francese era stato introdotto come lingua ufficiale di corte, soppiantando completamente l’inglese, ridotto a rango di lingua del popolo). Non ci si limitava, d’altro canto, ad attingere a fonti francesi:  ne è la controprova un poema del XIV secolo, Sir Gawain and the Green Knight.



Fonte: David Daiches, Storia della Letteratura inglese








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